Riqualificazione pavimentazione chiesa Assunta Alta Ponti
PER L’INTERVENTO DI RIQUALIFICAZIONE DELLA PAVIMENTAZIONE ESTERNA DELLA CHIESA ASSUNTA ALTA DI PONTI (AL), UN’EDIFICIO DI IMPORTANTE VALORE STORICO, È STATA ADOTTATA LA TECNICA DEL CALCESTRUZZO ARCHITETTONICO CON IL SISTEMA LEVOCELL®
Le fasi della realizzazione sono state le seguenti:
- scarifica della massicciata, sotto la supervisione dei beni archeologici;
- getto di sottofondo in calcestruzzo armato;
- posa di particolari in pietra;
- realizzazione della pavimentazione con sistema Levocell®
- taglio della pavimentazione (giunti di dilatazione)
Tralasciando le opere preparatorie, molto comuni e conosciute, ci soffermiamo, in questo articolo, sulla tecnica del calcestruzzo architettonico.
Questa tecnica permette di ottenere una pavimentazione monolitica con una superficie “a vista” adottando inerti selezionati.
Gli “ingredienti” della pavimentazione sono:
- legante pre-miscelato base grigia o colorato;
- inerti selezionati (o di cava se adeguati)
- acqua
- liquido disattivante
L’attrezzatura occorrente consta, invece di:
- betoniera, a bicchiere o auto-caricante
- idropulitrice
- troncatrice o taglia-asfalto
- attrezzature manuali
PROCEDIMENTO DI ESECUZIONE
Dato il contesto operativo si è scelto di utilizzare una betoniera a bicchiere da 300 lt. ed una seconda da 200 lt. ritenendo, in questo modo, di ottenere una maggior accuratezza dei dosaggi.
La fase di getto risulta, infatti, il primo momento critico della realizzazione.
Il dosaggio dei componenti (pre-miscelato, inerti ed acqua) deve essere, infatti, molto accurato per garantire l’uniformità della superficie finale.
Il calcestruzzo pre-miscelato rappresenta il legante ottimale tanto per le esigenze di lavorazione quanto di risultato; la presenza di fibre di rinforzo lo rendono, inoltre, strutturale e robusto; va detto, tuttavia, che potrebbe essere in alternativa utilizzato un calcestruzzo convenzionale.
Per la nostra realizzazione sono stati scelti degli inerti locali di cava al fine di ottenere un risultato finale che riprendesse, nelle colorazioni e nella tipologia di inerte, le diverse parti della struttura; adottando inerti selezionati si possono ottenere pavimentazioni di colorazione diversa, uniforme o politonale.
Quale piano di posa della pavimentazione si è optato per un massetto in calcestruzzo armato, delimitato da cordolature in pietra.
In fase preparatoria sono state posizionate, inoltre, delle fasce di pietra (ma si potrebbero utilizzare anche elementi in acciaio) con la molteplice funzione di elemento architettonico, giunto di dilatazione e separatore tra i diversi impasti.
Il procedimento ha avuto inizio con il confezionamento dell’impasto (il dosaggio più opportuno dipende dai fattori ambientali, dalla dimensioni dell’inerte, ecc.) che è stato, successivamente, gettato sulla superficie precedentemente predisposta; nel nostro caso 7 cm. di spessore sono stati ritenuti sufficienti, ma lo spessore del getto di pavimentazione varia a seconda del piano su cui esso viene realizzato.
Il getto è stato, poi, lavorato con righe di alluminio e pala in magnesio fino ad ottenere una superficie perfettamente uniforme e liscia, il più possibile priva di imperfezioni (forellini, ondulazioni, segni della lavorazione, ecc.).
Procedendo per sezioni di dimensioni ridotte (circa 10 mq. per volta) si è, quindi, spruzzato sulla superficie così preparata ed a mezzo pompa irroratore, il liquido disattivante, un liquido colorato che ritarda la maturazione del calcestruzzo.
Trascorso un certo periodo ed una volta verificata l’avvenuta maturazione della base del getto (la superficie deve presentarsi ancora leggermente umida) abbiamo dato seguito al lavaggio, facendo uso di idropulitrice ad alta pressione ed indossando ciabatte per calcestruzzo fresco; questa operazione è stata eseguita sino alla completa esposizione dell’inerte.
La pavimentazione è stata ultimata, qualche giorno più tardi, con il taglio dei giunti di dilatazione.
La fase più critica di tutta la lavorazione, a nostro giudizio, è quella della maturazione e del lavaggio.
Non è possibile fornire dei tempi tecnici per questa operazione in quanto strettamente dipendente dalle condizioni atmosferiche e specifiche dell’impasto; a titolo indicativo, tuttavia, si può affermare che in una calda e ventosa giornata estiva poche ore possano essere sufficienti quando in pieno inverno potrebbe essere necessaria un’intera giornata. Si consiglia di verificare il progresso di indurimento toccando con un dito la superficie che deve presentarsi dura ma ancora umida; prima di effettuare il lavaggio su grande scala si consiglia di provate in una zona secondaria la potenza del getto da adottare.
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